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domenica 15 marzo 2015

Pollyanna - di Eleonor H. Porter

Nel palazzo della severa zia Polly la vita è molto noiosa, o almeno lo era prima dell’arrivo della sua, nonché unica, nipote Pollyanna che, dopo la morte di entrambi i genitori in anni distinti, ha solo lei come parente. L’affetto che la zia non riesce a dare le viene dato da Nancy, la governante, che col passare del tempo diventa anche una compagna di giochi dolce e soprattutto affidabile. Un gioco, in particolare, Pollyanna ama più degli altri. Le era stato insegnato da suo padre: trovare il tutto nel nulla, un gioco forse nato dalla povertà in cui vivevano. La positività di Pollyanna è contagiosa e in poco tempo tutti i cittadini imparano le regole del gioco. Tutti tranne zia Polly, che a quanto pare non si è ancora abituata al fatto che le porte “sbattano” nel suo palazzo. Ma tra nostalgia, scelte importanti e segreti, Pollyanna non smette mai di aiutare le persone e “vivere”, come dice lei. Consiglio questo libro, anzi, consiglio di ascoltare il messaggio che esso lancia.

Grazie a Martina Perone per la splendida recensione

venerdì 9 gennaio 2015

Bianca come il latte, rossa come il sangue - Alessandro d'Avenia

Bianco: "un silenzio senza parole e senza musica", la solitudine, la noia, il vuoto, la paura. Rosso: l'amore, il sangue, Beatrice. Beatrice: amore rossosangue,"capelli rossi che quando li scioglie l'alba ti viene addosso. Poche parole ma giuste. Tempesta. Uragano che ti spazza via".
E poi ci sono le stelle, quelle masse di fuoco rosso che producono luce bianca.
E poi c'è la leucemia, il sangue bianco.
E fu così che il bianco e il rosso, due senzazioni così ben separate e distinte, due mondi paralleli e opposti, si mescolarono mandando in crisi i pensieri di Leo, che a sedici anni dovette mettersi in discussione, dovette ripartire da zero per capire chi fosse, per capire chi fosse per lui Beatrice (cosa è disposto a fare per guarirla dalla sua malattia?) e Silvia (è davvero solo un'amica con cui confidarsi?).
 Quando un romanzo ha le parole giuste al momento giusto, pensate e pesate una per una per lasciare nel cuore una scalfitura inguaribile, allo stesso tempo dolorosa e piacevole, l'unico modo per descriverlo sarebbe fare una citazione lunga duecentocinquantadue pagine. Le parole non sembrano stampate in nero, ma talvolta in bianco, talvolta in rosso, oppure in verde, azzurro,... E' espressivo lo spazio fra le righe, lo sono la punteggiatura, i dialoghi.
E' senza dubbio il romanzo meglio studiato per commuovere e coinvolgere che io abbia mai letto. Se l'obiettivo di d'Avenia fosse stato fare colpo sugli adolescenti influenzabili come me, ci è riuscito magnificamente. Sicuramente questo romanzo è stato per l'autore anche un po' una sfida con se stesso, talvolta si notano inffatti le sue difficoltà, in quanto professore, di mettersi nei panni di un alunno, poichè i giudizi di Leo nei confronti degli insegnanti sono spesso un po' troppo stereotipati.